Negativo il conto economico 2010, arrivi di navi più che raddoppiati nei primi cinque mesi dell’anno Ma la società intende discutere con l’Authority il ridimensionamento del canone annuale

Un nuovo amministratore delegato per la società di gestione, traffici in aumento e il Gruppo Gavio pronto a nuovi investimenti: per lo Scalo Legnami si prospetta un rilancio significativo ma intanto si va verso la trattativa con l’Authority per la ridefinizione del canone concessorio. Dopo le non poche difficoltà iniziali durate quasi tre anni, per la General cargo terminal il 2011 e gli anni successivi potrebbero essere decisivi per sviluppare l’area portuale a ridosso della Ferriera. Tra qualche giorno avverrà il passaggio di consegne tra l’amministratore delegato ancora in carica, Sergio Garbin, e il nuovo ad Claudio Grim, indicato dal Gruppo Gavio.

Grim, appena sostituito ai vertici dell’autoporto di Fernetti, si dice pronto a proseguire nel buon lavoro fin qui svolto con un programma di «crescita e stabilizzazione». «Il problema di base – spiega Grim – è quello di incrementare il numero di navi per sfruttare i 350 metri di banchina e i fondali da 11 metri disponibili». Sul come farlo il neo amministratore delegato sembra avere le idee chiare ma si riserva di renderle pubbliche dopo un incontro previsto a fine mese con i responsabili di Gavio.

In questi primi cinque mesi del 2011 gli arrivi di navi sono più che raddoppiati, così come le tonnellate di merci trattate (147mila) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Le previsioni per il 2010 sono state rispettate, compreso il conto economico – spiega Garbin – che è stato negativo ma che fa parte dell’investimento nell’ambito di una concessione di 15 anni». Del resto i problemi della Sertubi e la situazione geopolitica del Nord Africa e della Siria (mercati base per il legno dell’esportazione) si sono fatti sentire anche per il porto di Trieste. Attualmente lo scalo legnami è quasi completamente utilizzato e ci sono prospettive di crescita compatibilmente ai limiti dello scalo, in particolare di quelli legati ai collegamenti ferroviari.

I miglioramenti già in corso – con interventi sulla viabilità sull’illuminazione, sulla recinzione e più in generale sul layout dell’area, potrebbero essere incrementati con nuovi investimenti da parte del Gruppo Gavio, come confermato dal suo rappresentante per Trieste, Iames Pingani, con un’importante precisazione. «Siamo disposti a investire per migliorare l’attività del terminal, ma stiamo a vedere – dice Pingani – cosa succederà con la Finanziaria che oggi prevede una percentuale troppo bassa per quanto riguarda gli ammortamenti. Speriamo che cambi qualcosa, perché se si conferma ciò che è stato annunciato, o le Autorità portuali danno concessioni di 70-80 anni oppure abbassano i canoni di concessione”. Proprio la questione legata ai canoni sarà motivo di discussione nei prossimi mesi tra la Gct e l’Autorità portuale, come conferma Federico Pacorini.

«Oggi la situazione è in netto miglioramento, ma abbiamo penato parecchio anche perché lo scalo, in pessime condizioni, è stato concesso a cifre troppo alte. Il canone attuale già ribassato a circa 1 milione di euro l’anno, dovrebbe scendere fino a 500mila euro per essere corretto». Oggi le quote di Gct sono così suddivise: 42 per cento Pacorini metals (Glencore), 30 per cento Tft (Gavio), 18 per cento Ocean, società triestina che fa riferimento alla famiglia Cattaruzza; e 10 per cento Friulia, la finanziaria della Regione entrata nella compagine su iniziativa dell’assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti Riccardo Riccardi.

(Fonte – Il Piccolo, articolo di Riccardo Coretti 13/07/2011)